E' arrivato il giorno del trionfoDopo la Lazio toccò all'Ambrosiana (così si chiamava allora l'Inter) subire la superiorità della Roma, che andò a vincere a Milano per 2-0. Insomma i giallorossi finirono in testa il girone di andata, riuscendo ad infilare tredici risultati utili consecutivi. Marzo fu però un mese terribile. La squadra di Schaffer subì tre sconfitte in ventitre giorni contro la Juventus e il Milan fuori casa e contro il Genoa davanti ai propri tifosi. A questo punto il torneo venne interrotto sino al 26 aprile per impegni della nazionale e la Roma ne approfittò per rigenerare i suoi molti "vecchietti" (Masetti, Mornese, Bonomi, Donati, Cappellini e Coscia) nel ritiro di Acqui, dove i giocatori si ritemprarono con la cura dei fanghi. Alla ripresa del campionato, il Torino era solo in testa con 30 punti, la Roma lo seguiva con 29 e il Venezia era terzo a 28. Il calendario proponeva alla squadra di Schaffer la difficile trasferta di Venezia. Perdere anche quella partita poteva significare la rinuncia allo scudetto. A Venezia c'era grande euforia, dopo l'esordio di Loik e Mazzola in nazionale a Genova contro la Croazia (4-0) e a Milano contro la Spagna (4-0). Pozzo non aveva chiamato Amadei, nonostante la forma strepitosa del centravanti giallorosso e l'età ormai avanzata di Piola. I romanistiavevano un motivo in più per vendicarsi di una così offensiva dimenticanza. L'eroe di questa partita fu Guido Masetti. Mazzola e Loik imposero al Venezia una partenza a testa bassa e il portiere della Roma dovette sfoderare subito tre parate decisive. Al 22' l'arbitro Ciamberlini decretò un rigore coq.tro la Roma, per un fallo di mano di Andreoli e l'esecuzione venne affidata all'ala destra Alberti, che era uno specialista. Masetti però ne conosceva le abitudini e si buttò d'istinto sulla destra, intercettando il secco tiro angolato. Nella ripresa, al 17', mentre il Venezia stava pressando la difesa giallorossa con tutta la veemenza dei suoi giovani campioni, un rilancio di Mornese, trovò pronto Pantò ad intuire lo scatto bruciante di Amadei. I! giovane centra vanti superò la difesa neroverde di slancio e non appena la palla toccò terra, la colpì di controbalzo con tanta violenza da lasciare il portiere Fioravanti fermo come una statua di sale. I! Venezia non perdeva in casa da due anni e la squadra, grazie all'intesa tra Loik e Mazzola, aveva fama di grande intelligenza tattica. La Roma riuscì a sfatare i due miti, fece il vuoto dietro di sé e si propose come la sola antagonista del Torino. Quel giorno l'umilissimo allenatore della Roma Schaffer, di solito molto prudente, rivelò ai giornalisti di aver vinto, come allenatore, ventidue campionati su trenta. «Ventidue campionati sono tanti», disse, «ma ventitrésono di più». E fu quella la prima volta che volle sbilanciarsi. Nell'incontro successivo contro la Triestina la Roma pareggiò 0-0, sbagliando un rigore con Andreoli. Il terzino, appena ventenne, si fece largo tra i compagni e disse: «Se me lo fate tirare, faccio secco il portiere». Andreoli era rozzo di piede, inesperto e non aveva mai tirato un rigore, neppure in allenamento. Eppure tutti si lasciarono convincere dalla sicurezza del ragazzo e gli affidarono il tiro. Ma invece del portiere della Triestina, restarono secchi i tifosi, vedendo la palla rotolare lontana. Per fortuna il Torino perse a Genova, per cui la Roma lo raggiunse in testa alla classifica proprio alla vigilia della partitissima con i granata. Poche ore prima di partire per il ritiro di Asti si infortunò seriamente Bonomi e Schaffer dovette sostituirlo con un giovane trasteverino, Jacobini, sino alla fine del torneo. L'incontro decisivo venne giocato il 10 maggio 1942, davanti a 25.000 spettatori, per trecentomila lire d'incasso. Amadei, in grande giornata, segnò tre gol davanti a Vittorio Pozzo, che non voleva saperne di lui in nazionale. Il primo al 6' e il secondo al 23'. La Roma chiuse il primo tempo in vantaggio per 2-1 (la rete del Torino fu di Baldi). Nella ripresa Amadei segnò ancora, ma l'arbitro Galeati lo annullò per un precedente fallo di Borsetti. A quattordici minuti dalla fine il Torino riuscì a pareggiare, ma Amadei e la Roma avevano vinto la loro battaglia. Resta vano da giocare cinque partite. La Roma le vinse tutte, meno il derby con la Lazio che finì 1-1, mentre il Torino cedeva contro il Venezia e contro la Fiorentina, lasciando via libera ai giallorossi per la volata finale. Nell'ultima partita, il Modena di Sentimenti IV cercò di opporre resistenza, ma ven-ne battuto per 2-0 con goi di Cappellini e Borsetti. Era il 14 giugno 1942 Per la prima volta lo scudetto veniva vinto da una squadra del centro-sud. Tutta Roma corse allo stadio a festeggiare i giallorossi. Anche la Lazio aveva disputato un buon campionato, ma era finita al quarto posto, a cinque punti dalla Roma.. n telegramma più bello fu quello del Bologna: «Ci stacchiamo dalle maglie lo scudetto, convinti che da oggi orna il petto dei giocatori della squadra più grande». Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso
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